Artrosi Gleno Omerale: Cause, Sintomi e Trattamento
Artrosi gleno omerale: termine che indica la degenerazione progressiva dell’articolazione principale della spalla, ovvero il punto di contatto tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola. Si tratta di una forma di artrosi che può condurre a dolore persistente, rigidità e limitazione dei movimenti, incidendo negativamente sulla qualità di vita di chi ne soffre.
In molti casi, è associata a situazioni di dolore di spalla monolaterale (quindi dolore alla spalla destra o dolore alla spalla sinistra) a seconda del lato più colpito; tuttavia, è anche possibile che il processo degenerativo si presenti bilateralmente, interessando entrambe le spalle con il passare del tempo.
Con il termine “artrosi gleno omerale” si fa riferimento a un quadro patologico in cui la cartilagine articolare – la sottile superficie liscia che ricopre la testa dell’omero e la cavità glenoidea – subisce un graduale assottigliamento o deterioramento. Questo deterioramento impedisce all’articolazione di muoversi in modo fluido e indolore, causando attrito, dolore e infiammazione.
Se trascurata, questa condizione può condurre a una completa compromissione funzionale, rendendo difficili anche i semplici gesti quotidiani come pettinarsi, vestirsi o sollevare un oggetto da uno scaffale.
Nel corso di questo articolo, cercheremo di offrire una panoramica completa del problema, analizzando in primo luogo che cos’è questa patologia e come si differenzia da altre forme di artrosi alla spalla, come l’artrosi acromion claveare.
Approfondiremo poi le cause principali di questa condizione, distinguendo tra cause primarie – legate soprattutto all’invecchiamento fisiologico – e cause secondarie, spesso correlate a eventi traumatici come pregresse lussazioni di spalla o a processi infiammatori (si pensi all’artrite gleno omerale).
Parleremo poi dei sintomi che la caratterizzano, con particolare attenzione all’evoluzione del dolore e alla progressiva limitazione articolare, fino alla possibile insorgenza di scrosci articolari e marcato conflitto subacromiale. Analizzeremo, inoltre, come si effettua la diagnosi, dalle visite specialistiche fino alle tecniche di imaging, e quali sono i percorsi di trattamento disponibili, dai rimedi conservativi (farmaci, infiltrazioni, esercizi mirati) alle opzioni chirurgiche più avanzate nei casi di degenerazione severa.
Contenuti
- 1 Che cos’è l’artrosi gleno omerale?
- 2 Quali sono le cause dell’artrosi gleno omerale
- 3 I sintomi più frequenti
- 4 Diagnosi: come riconoscere l’artrosi gleno omerale
- 5 Trattamento dell’artrosi gleno omerale
- 6 Cure e Rimedi specifici
- 7 Intervento chirurgico: quando l’artrosi gleno omerale richiede un intervento
Che cos’è l’artrosi gleno omerale?
Si tratta di una patologia degenerativa che colpisce la porzione principale dell’articolazione della spalla, formata dalla cavità glenoidea della scapola e dalla testa dell’omero. Questa regione è essenziale per garantire un ampio range di movimento, consentendo al braccio di compiere rotazioni, sollevamenti e abduzioni.
Tuttavia, quando la cartilagine che ricopre queste superfici si usura, le ossa finiscono per sfregare l’una contro l’altra, causando dolore, rigidità e, progressivamente, un deterioramento ulteriore delle strutture articolari.
Per capire a fondo la problematica, è utile distinguere l’artrosi gleno omerale dalle altre forme di artrosi di spalla.
Mentre l’artrosi acromion claveare interessa il piccolo snodo tra acromion e clavicola, quella dell’articolazione gleno-omerale riguarda la zona più ampia e mobilizzata della spalla. L’usura cartilaginea in questa regione porta più facilmente a una limitazione significativa dei movimenti, dato che la gleno-omerale è deputata a gran parte della rotazione e del sollevamento del braccio.
Il ruolo della cartilagine articolare è cruciale: questa struttura, composta principalmente da acqua e proteine (come il collagene), funge da “cuscinetto” naturale, riducendo l’attrito fra i capi ossei e favorendo la fluidità di movimento.
Quando si parla di artrosi a livello dell’omero o, in senso più preciso, di artrosi della testa omerale, si fa riferimento al deterioramento di questa cartilagine nella zona dell’omero che si articola con la cavità glenoidea. A lungo andare, la cartilagine può assottigliarsi al punto da esporre l’osso sottostante, provocando:
- infiammazione;
- formazione di osteofiti;
- dolore che può irradiarsi all’intero arto superiore.
La progressiva degenerazione cartilaginea si manifesta con dolenzia sempre più frequente e limitazione funzionale, specialmente durante movimenti sopra la testa o in rotazione esterna. Nei casi più avanzati, i pazienti riferiscono scrosci articolari, indice di un consumo marcato delle superfici.
In alcune situazioni, la degenerazione gleno-omerale può coesistere con altri problemi, come un’artrosi acromion claveare o un’artrite gleno omerale di origine infiammatoria.
In definitiva, l’artrosi gleno omerale si distingue da altre patologie della spalla per la localizzazione principale del danno – la grande articolazione scapolo-omerale – e per l’importante impatto sui movimenti quotidiani.
Riconoscerla in tempo e consultare uno specialista permette di ridurre il dolore, rallentare la progressione della malattia e mantenere, per quanto possibile, la libertà di movimento del braccio. A tal proposito, un esame clinico accurato e approfondimenti radiologici sono i primi passi per inquadrare correttamente la situazione e programmare un trattamento personalizzato.
Quali sono le cause dell’artrosi gleno omerale
Le cause di questa patologia della spalla possono essere suddivise in due grandi categorie:
- cause primarie;
- cause secondarie.
Le prime sono generalmente legate a fattori di invecchiamento naturale e a una progressiva degenerazione della cartilagine che avviene con l’avanzare dell’età. Le seconde, invece, dipendono da specifiche condizioni o eventi che accelerano o innescano l’usura dell’articolazione. Approfondiamo meglio nel dettaglio:
1.Invecchiamento e degenerazione della cartilagine
Con il passare degli anni, la cartilagine subisce un naturale processo di deterioramento. Si riduce la quantità di liquido sinoviale, diminuendo l’elasticità e la capacità di assorbimento degli urti. Questo porta a un contatto più diretto tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea, con conseguente comparsa dell’artrosi.
2.Traumi ripetuti e fratture
Incidenti o cadute, così come una lussazione alla spalla avvenuta in passato, possono alterare la forma e la meccanica dell’articolazione, predisponendo a un’usura precoce. Anche microtraumi ripetuti nel tempo, tipici di alcuni sport o lavori manuali, favoriscono la degenerazione.
3.Malattie infiammatorie come l’artrite gleno omerale
Condizioni di natura autoimmune o reumatologica (ad esempio l’artrite reumatoide) possono colpire la spalla, provocando un’infiammazione cronica che danneggia la cartilagine. In tal caso, si parla di artrite gleno omerale, che a lungo andare può sfociare in una forma di artrosi vera e propria.
4.Sovraccarico articolare
Sport come il sollevamento pesi o attività lavorative che richiedono movimenti ripetitivi sopra la testa possono determinare un elevato stress meccanico dell’articolazione gleno omerale, accelerando l’usura, che può aggravarsi se concomitano altri problemi, come un’instabilità.
5.Conflitto subacromiale
Sebbene il conflitto subacromiale riguardi più direttamente i tendini della cuffia dei rotatori, una situazione cronica di irritazione e alterazione della biomeccanica può influire negativamente anche sulla porzione gleno-omerale. L’infiammazione e le posture scorrette finiscono per accentuare la pressione sulla cartilagine, promuovendo l’instaurarsi dell’artrosi.
6.Anomalie strutturali
In alcuni casi, malformazioni congenite o variazioni anatomiche (come l’eccessiva lassità) possono destabilizzare la spalla.
Tra tutte queste cause, spesso se ne combinano più di una: ad esempio, un atleta di mezza età può soffrire di piccole lesioni tendinee unite a un sovraccarico prolungato, arrivando allo sviluppo dell’artrosi gleno omerale molto prima di quanto accadrebbe fisiologicamente.
Identificare la causa predominante è cruciale per definire il percorso di cura più adeguato: non basta ridurre il dolore, ma occorre intervenire alla radice del problema per rallentare o arrestare il processo degenerativo.
I sintomi più frequenti
La principale manifestazione dell’artrosi gleno omerale è il dolore, che in fase iniziale può essere lieve e comparire solo durante alcuni movimenti, per poi diventare progressivamente più intenso e persistente.
Tale dolore può localizzarsi nella regione anteriore e superiore della spalla, irradiarsi al braccio e, a seconda dei casi, interessare la spalla destra o la spalla sinistra.
Oltre al dolore alla spalla destra o sinistra, ci sono altri sintomi caratteristici da tenere presenti:
- Rigidità articolare
La rigidità tende a manifestarsi soprattutto al risveglio o dopo periodi di inattività, per poi migliorare leggermente con il movimento. Con il progredire dell’artrosi, però, la rigidità può diventare più costante, limitando in modo significativo i movimenti di rotazione e sollevamento del braccio;
- Scricchiolii e scrosci articolari
Quando la cartilagine si consuma, le superfici ossee possono sfregare tra loro, causando rumori percepibili durante la mobilizzazione della spalla. Questo fenomeno è spesso descritto come un leggero “clic” o “scroscio” e indica che l’articolazione sta perdendo la sua normale fluidità;
- Debolezza muscolare
L’aumento del dolore e la difficoltà nei movimenti possono portare a una disfunzione dei muscoli che stabilizzano e muovono la spalla. Di conseguenza, si sviluppa una debolezza progressiva, specialmente in compiti che richiedono di sollevare il braccio sopra la testa o mantenere pesi in posizione elevata;
- Limitazione funzionale
Nei casi più avanzati, l’artrosi gleno omerale può risultare così invalidante da compromettere gesti quotidiani, come pettinarsi, infilare una giacca o sollevare un oggetto dallo scaffale. Se le superfici articolari sono gravemente danneggiate, anche movimenti minimi possono innescare dolorabilità e senso di blocco;
- Possibile associazione con il conflitto subacromiale
Se il paziente soffre anche di conflitto subacromiale, possono sovrapporsi sintomi come fastidio in abduzione (quando si allarga il braccio lateralmente) e una maggior tensione nella zona dei tendini della cuffia dei rotatori. Questo quadro misto può rendere più complessa la diagnosi differenziale, ma spiega come un problema articolare (artrosi) e uno tendineo (conflitto) possano coesistere.
È importante sottolineare che la progressione dell’artrosi gleno omerale non è uguale per tutti: alcuni pazienti riscontrano un peggioramento piuttosto rapido, mentre altri convivono con sintomi blandi per anni, compensati da una muscolatura ancora efficiente.
Tuttavia, prestare attenzione ai segnali iniziali e rivolgersi a uno specialista permette di intraprendere un percorso di cura finalizzato a rallentare la degenerazione, ridurre il dolore e preservare il più possibile la funzionalità della spalla.
Diagnosi: come riconoscere l’artrosi gleno omerale
Diagnosticare in modo tempestivo questo tipo di artrosi è essenziale per intraprendere un trattamento adeguato e rallentare l’eventuale peggioramento dei sintomi.
In genere, il primo passo consiste in una visita ortopedica, durante la quale lo specialista raccoglie l’anamnesi del paziente – ossia la storia clinica e la descrizione dei disturbi – e valuta la mobilità e la stabilità dell’articolazione attraverso specifici test clinici.
Lo scopo di questa fase iniziale è capire se il dolore è riconducibile a un problema di tipo degenerativo o se ci sono altre condizioni coinvolte, come il conflitto subacromiale, una patologia acromion claveare, una problematica della cuffia dei rotatori o una storia di lussazione recidivante di spalla.
Gli esami strumentali giocano un ruolo cruciale nel confermare la diagnosi:
Radiografia (RX)
La radiografia consente di valutare l’eventuale restringimento dello spazio articolare, segno della diminuzione di cartilagine. Permette anche di osservare la presenza di osteofiti (escrescenze ossee), tipici dell’artrosi, e di verificare la congruenza tra la testa omerale e la cavità glenoidea.
Risonanza magnetica (RM)
Fornisce una visione dettagliata dei tessuti molli (tendini, legamenti e muscoli) e dello stato della cartilagine. Risulta utile per identificare lesioni dei tendini, borsiti, sinoviti e altre problematiche che potrebbero sommarsi all’artrosi.
TAC (Tomografia Assiale Computerizzata)
Offre un’immagine più dettagliata dei capi ossei, aiutando a comprendere l’entità del danno cartilagineo e la presenza di eventuali deformità o anomalie strutturali, come un difetto nella conformazione dell’omero o della glena.
La diagnosi differenziale è un altro aspetto fondamentale, perché alcune forme di artrite gleno omerale (derivanti, ad esempio, da patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide) possono presentare segni simili all’artrosi.
Inoltre, l’artrosi gleno omerale va distinta da condizioni come la artrosi acromion claveare, che interessa un’altra parte della spalla, o da patologie dei tendini (per esempio della cuffia dei rotatori) che causano un dolore prevalentemente in abduzione o in rotazione interna/esterna.
Una volta confermata la diagnosi, l’ortopedico può prescrivere terapie conservative (farmaci, fisioterapia, infiltrazioni) o proporre un intervento chirurgico, a seconda della gravità del quadro clinico e del livello di compromissione funzionale.
La corretta identificazione dell’artrosi gleno omerale in uno stadio iniziale consente di intervenire con protocolli riabilitativi e misure volte a mantenere la mobilità, scongiurando l’evoluzione.
Per questo motivo, è importante non sottovalutare i primi segnali di dolore e rigidità alla spalla, e sottoporsi a controlli periodici se si è a rischio per età, abitudini sportive o precedenti traumi.
Trattamento dell’artrosi gleno omerale
Il trattamento dell’artrosi gleno omerale può essere suddiviso in due macro-categorie: terapie conservative e opzioni chirurgiche, da valutare in funzione della gravità dei sintomi, dell’età del paziente e del grado di compromissione funzionale dell’articolazione.
Le terapie conservative consistono principalmente in:
- Farmaci antinfiammatori e antidolorifici
L’uso di antinfiammatori non steroidei (FANS) e analgesici può aiutare a ridurre il dolore, soprattutto nelle fasi infiammatorie più acute. È importante assumerli sotto controllo medico, per evitare effetti collaterali o interazioni con altri farmaci;
- Fisioterapia ed esercizi mirati
Un programma di fisioterapia personalizzato permette di mantenere o recuperare la mobilità articolare e di rafforzare i muscoli che sostengono la spalla. Esercizi di mobilizzazione passiva e attiva, stretching e potenziamento della cuffia dei rotatori contribuiscono a ridurre il dolore alla spalla e a migliorare la qualità di vita del paziente.
- Infiltrazioni di acido ialuronico
Funge da lubrificante e ammortizzatore, proteggendo la cartilagine residua e riducendo la frizione tra i capi ossei;
- Infiltrazioni di Cortisone
Agisce prevalentemente sull’infiammazione, diminuendo il dolore in tempi piuttosto rapidi.
Anche modifiche dello stile di vita possono essere efficaci. Ridurre le attività che comportano sovraccarico, adottare posture corrette durante il lavoro e lo sport, e mantenere un peso corporeo adeguato, infatti, possono ritardare il peggioramento dell’artrosi.
Cure e Rimedi specifici
Oltre ai trattamenti farmacologici e fisioterapici, alcuni pazienti beneficiano di terapie fisiche (laser, tecar, ultrasuoni) che stimolano la circolazione e favoriscono la riduzione del dolore. In fase iniziale, possono risultare utili anche le tecniche di medicina rigenerativa, come l’infiltrazione di PRP (plasma ricco di piastrine), sebbene l’efficacia varia molto da caso a caso.
In ogni situazione, è fondamentale un approccio multidisciplinare che coinvolga il medico ortopedico e il fisioterapista.
Il traguardo principale di queste terapie conservative è di
- gestire il dolore;
- migliorare la funzionalità della spalla;
- rallentare i fenomeni degenerativi.
In molti casi, un intervento precoce su muscolatura e biomeccanica può consentire di evitare o rimandare a lungo la necessità di un intervento chirurgico. Se, però, le strutture articolari risultano gravemente danneggiate o la sintomatologia persiste nonostante i trattamenti sopra descritti, diventa opportuno prendere in considerazione l’opzione chirurgica.
Intervento chirurgico: quando l’artrosi gleno omerale richiede un intervento
Quando i trattamenti conservativi non riescono a controllare il dolore o a mantenere una mobilità accettabile, si valuta la possibilità di un intervento chirurgico. L’intervento di scelta è quello della protesi totale di spalla.
Nei casi in cui la testa dell’omero e la cavità glenoidea sono gravemente usurate, si ricorre all’impianto di una protesi di spalla.
Questa procedura sostituisce le superfici articolari danneggiate con componenti artificiali in metallo e polietilene, restituendo al paziente una migliore funzionalità e riducendo significativamente il dolore. Ne esistono di differenti tipologie, è importante sottolineare la possibilità dell’impianto di:
- una protesi anatomica di spalla: riservata ai pazienti che hanno una integrità dei tendini della cuffia dei rotatori;
- una protesi inversa: utilizzata più frequentemente, può essere impiegata anche in caso di rottura dei tendini della cuffia dei rotatori.
Tempi di recupero
L’iter post-operatorio prevede un periodo di immobilizzazione iniziale, seguito da fisioterapia graduale per recuperare forza e mobilità. In caso di intervento di protesi, possono occorrere diversi mesi prima di tornare alle attività quotidiane senza limitazioni. Se il paziente ha alle spalle pregressi traumi o una storia di lussazione di spalla, è possibile che la riabilitazione richieda ulteriori accorgimenti.
L’intervento chirurgico rappresenta, dunque, la soluzione estrema per pazienti con un livello di degenerazione articolare severo. La decisione deve essere presa insieme allo specialista, valutando benefici, rischi e possibili alternative in base al quadro clinico complessivo.
FAQ – Domande Frequenti sull’artrosi gleno omerale
Rispondere alle domande più comuni con risposte brevi (massimo 2-3 righe)
1. Si può prevenire l’artrosi gleno omerale?
Mantenere la spalla attiva con esercizi adeguati, evitare sovraccarichi ripetuti e curare tempestivamente eventuali lesioni aiuta a ridurre il rischio di artrosi.
2. Quali esercizi aiutano a ridurre il dolore alla spalla?
Esercizi di mobilizzazione leggera, stretching e potenziamento della cuffia dei rotatori. È consigliabile seguire un programma personalizzato sotto la guida di un fisioterapista.
3. Come si cura l’artrosi gleno-omerale?
Si inizia con terapie conservative (farmaci, infiltrazioni, fisioterapia) e, nei casi più gravi, si valuta l’intervento chirurgico (protesi di spalla).
Conclusione
L’artrosi gleno omerale rappresenta una delle più comuni cause di dolore e limitazione funzionale alla spalla, influendo pesantemente sulla vita quotidiana.
Una diagnosi precoce – basata sull’osservazione dei sintomi, su esami clinici e strumentali mirati – consente di impostare un percorso di trattamento conservativo efficace, volto a rallentare la degenerazione cartilaginea e a ridurre il disagio. Nei casi più avanzati, la chirurgia può offrire un recupero significativo in termini di mobilità e sollievo dal dolore.
È sempre consigliabile rivolgersi a uno specialista per una valutazione accurata e un piano terapeutico personalizzato: con la giusta strategia, infatti, è possibile contenere i sintomi e continuare a svolgere in modo soddisfacente le attività di tutti i giorni.