Protesi Inversa Spalla: indicazioni e benefici

protesi inversa spalla

La protesi inversa della spalla è una procedura chirurgica ortopedica che ha rivoluzionato il trattamento di alcune patologie complesse dell’articolazione della spalla, in particolare nei pazienti con gravi lesioni della cuffia dei rotatori o con artrosi avanzata spalla. Questa tecnica, invertendo la normale anatomia della spalla, punta a ridurre il dolore, migliorare la mobilità e, di conseguenza, incidere positivamente sulla qualità della vita e sul livello di invalidità.

In questo articolo approfondiremo cos’è la protesi inversa, a chi è indicata, come funziona, quali sono i tempi di recupero, le possibili complicanze, i limiti di età e alcuni esempi di casi clinici trattati con successo.

Cos’è la protesi inversa alla spalla

La protesi inversa alla spalla è una tipologia di impianto protesico in cui la testa sferica è ancorata alla gleno omerale (parte della scapola) e la componente concava viene inserita sulla testa omerale. Questa configurazione, “invertendo” la normale anatomia, sfrutta principalmente il muscolo deltoide per l’elevazione del braccio, compensando la perdita di funzione della cuffia dei rotatori.

Differenze rispetto ad altre tipologie di protesi

  • Protesi anatomica: riproduce fedelmente la struttura naturale dell’articolazione gleno-omerale ed è indicata quando la cuffia dei rotatori è sana o riparabile.
  • Protesi inversa: la testina è sulla scapola, la superficie concava sull’omero. È progettata per garantire movimento anche in presenza di gravi lesioni ai tendini della cuffia dei rotatori.

In quale paziente è indicata

La protesi inversa è raccomandata per:

  • Pazienti con lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori. In questi casi il danno biologico delle strutture tendinee non permette l’utilizzo della protesi anatomica.
  • Complesse fratture (associate o meno a lussazione spalla) dell’omero prossimale.
  • Artrosi avanzata spalla associata a deficit dei tendini della cuffia dei rotatori.
  • Fallimento di precedenti interventi (ad esempio protesi anatomica non più funzionante).

Modelli di protesi inversa

Esistono diversi modelli di protesi inversa, caratterizzati da differenti soluzioni progettuali, materiali e modalità di fissaggio. Alcuni sistemi sono modulari, permettendo all’ortopedico specializzato di regolare angolazioni e dimensioni in base alla fisionomia e alle esigenze del paziente.

Differenze e vantaggi

  • Materiali all’avanguardia (titanio, leghe metalliche, polietilene ad alta densità) per aumentare la durata e ridurre l’usura.
  • Possibilità di personalizzazione: i modelli modulari consentono un migliore adattamento alla struttura ossea del paziente.
  • Fissazione cementata o non cementata: la scelta dipende da fattori come l’età e la densità ossea.

Come funziona la protesi inversa alla spalla

Nel caso di protesi inversa, la componente sferica (chiamata spesso glenosfera) viene fissata alla gleno omerale della scapola, mentre la parte concava è posta sulla testa omerale. Questo consente al deltoide di diventare il principale responsabile dell’abduzione del braccio.

Come la protesi sostituisce le funzioni articolari compromesse

  • Compensa il deficit della cuffia dei rotatori: l’azione del deltoide sopperisce alla mancanza di spinta dei tendini rotti.
  • Riduzione del dolore: il rivestimento protesico elimina le superfici ossee danneggiate che causano dolore e infiammazione.

Tempi di recupero post operatorio

Il recupero dopo una protesi inversa alla spalla varia, ma segue solitamente queste fasi:

  • Prime 2-3 settimane: utilizzo di un tutore per mantenere la spalla a riposo, esercizi passivi o assistiti.
  • Fino al 3° mese: aumento graduale dei movimenti attivi, fisioterapia mirata.
  • Oltre il 3° mese: recupero quasi completo delle funzionalità.

La riabilitazione protesi totale è essenziale per garantire stabilità e successo a lungo termine.

Risultati post intervento

Nei pazienti adeguatamente selezionati, la protesi inversa spalla produce risultati molto soddisfacenti:

  • Miglioramenti nella mobilità: in particolare nei movimenti di elevazione e abduzione, grazie al ruolo del deltoide.
  • Riduzione del dolore: l’eliminazione delle superfici degenerative sia a livello della testa omerale sia della superficie gleno omerale della scapola e l’inserimento della protesi inversa riducono significativamente le fonti di infiammazione.
  • Effetti sulla capacità lavorativa e sull’invalidità: con un decorso post-operatorio regolare, molti pazienti tornano alle attività quotidiane e lavorative leggere. L’intervento può anche comportare una riduzione del livello di invalidità riconosciuto, poiché migliora la funzionalità della spalla.

Complicanze

Come in qualsiasi intervento chirurgico, possono presentarsi complicanze, sebbene non siano frequenti:

  • Infezioni: prevenute da stretti protocolli di sterilità e antibiotici.
  • Lussazione della spalla: il rischio aumenta se la muscolatura circostante non supporta correttamente l’impianto o se non si seguono le indicazioni riabilitative.
  • Frattura dell’acromion: complicanza da sovraccarico biomeccanico.
  • Usura o mobilizzazione della protesi: può verificarsi nel lungo termine, in particolare se si sovraccarica l’articolazione o in presenza di osteoporosi importante.

Prevenzione

Per prevenire queste problematiche è fondamentale seguire un protocollo riabilitativo adeguato.

  • Controlli regolari presso lo specialista per verificare la stabilità e l’eventuale usura dei componenti e la presenza di danno biologico.
  • Fisioterapia post-operatoria adeguata, per rafforzare i muscoli e prevenire movimenti a rischio.

Limiti di età per l’operazione

Non esiste un limite di età tassativo, ma piuttosto una valutazione caso per caso. In generale una riabilitazione protesi totale permette un recupero più rapido nel paziente giovane. Ad ogni modo, viene valutato il danno biologico del paziente in relazione all’età per poter prendere la miglior decisione terapeutica.

  • Troppo presto? Nei pazienti più giovani, la protesi inversa è generalmente considerata solo se altri trattamenti non sono possibili o non hanno successo, poiché la durata dell’impianto e l’eventuale necessità di revisioni future sono fattori importanti.
  • Troppo tardi? Nei pazienti molto anziani con artrosi avanzata e grosse lesioni della cuffia dei rotatori, la protesi inversa può rappresentare un’ottima soluzione per ridurre dolore e migliorare la qualità della vita, a patto che le condizioni generali di salute lo permettano.

Casi clinici

Numerose pubblicazioni scientifiche e l’esperienza clinica sia del nostro centro che di diversi centri ortopedici mostrano come la protesi inversa alla spalla offra risultati positivi anche in pazienti complessi:

  • Pazienti anziani con artrosi degenerativa: recupero significativo della mobilità e drastica riduzione del dolore, con riacquisizione di una buona autonomia.
  • Pazienti con cuffia dei rotatori gravemente danneggiata: la tecnica inversa fornisce una soluzione funzionale laddove la protesi anatomica non sarebbe efficace.

L’analisi di questi casi evidenzia l’importanza di un protocollo riabilitativo su misura, in grado di massimizzare i risultati e ridurre il rischio di complicanze.

 

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