Instabilità della Spalla: Sintomi, Cause e Trattamenti Efficaci

instabilità spalla

L’instabilità della spalla è una condizione piuttosto frequente, soprattutto nei giovani e negli sportivi. Si manifesta quando l’articolazione perde la sua normale stabilità e la testa dell’omero tende a fuoriuscire, anche solo parzialmente, dalla cavità glenoidea della scapola.

Questa perdita di congruenza tra le due superfici articolari può causare dolore, senso di insicurezza e, nei casi più gravi, veri e propri episodi di lussazione o sublussazione. Si tratta di una problematica che può compromettere in modo significativo la qualità di vita, limitando i movimenti del braccio e rendendo difficili sia la pratica sportiva sia le normali attività quotidiane.

Fortunatamente oggi esistono trattamenti efficaci, sia conservativi che chirurgici, in grado di restituire una spalla stabile e funzionale. Le moderne tecniche artroscopiche permettono inoltre tempi di recupero più rapidi e una ripresa sicura delle attività.

In questa guida approfondiremo in modo chiaro e completo le cause, i sintomi, la diagnosi e i trattamenti dell’instabilità della spalla, con indicazioni pratiche su riabilitazione, prevenzione e su quando rivolgersi a uno specialista ortopedico.

Il dolore compare spesso nei movimenti sopra la testa o durante l’attività sportiva: capire perché accade e come intervenire tempestivamente è il primo passo per tornare a muovere la spalla in sicurezza.

Analizzeremo inoltre le opzioni di cura, dal percorso conservativo fino alla chirurgia artroscopica, e risponderemo alle domande più comuni sull’instabilità gleno-omerale, per aiutarti a gestire al meglio il recupero e il ritorno alle attività quotidiane.

Cos’è l’instabilità della spalla?

Per instabilità della spalla si intende la perdita del normale rapporto tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola (o glenoide), che insieme formano l’articolazione gleno-omerale.

Quando questo equilibrio si altera, la testa omerale può scivolare in avanti, indietro o verso il basso, dando la sensazione di una spalla che esce dalla sede.

Si distinguono due forme principali:

  1. Lussazione della spalla → la testa omerale fuoriesce completamente dalla glenoide e serve l’intervento del medico per riposizionarla (Approfondisci cause, sintomi e diagnosi della lussazione alla spalla);
  2. Sublussazione della spalla → la fuoriuscita è solo parziale e la spalla torna spontaneamente in sede.

Ripetuti episodi di lussazione o sublussazione possono danneggiare la capsula articolare della spalla, i legamenti gleno-omerali e il cercine glenoideo (o labbro glenoideo), strutture che agiscono come stabilizzatori statici dell’articolazione.

Le lesioni più comuni sono:

  • la lesione di Bankart, distacco del cercine glenoideo dal margine anteriore della glena;
  • la lesione di Hill-Sachs, un infossamento osseo sulla testa dell’omero;
  • il Bony Bankart, in cui si associa un frammento osseo staccato dalla glenoide.

Quando si parla di “spalla che esce dalla sede”, i tessuti più coinvolti sono la capsula articolare, i legamenti gleno-omerali e il cercine.

L’articolazione scapolo-omerale è naturalmente molto mobile e, in assenza di un corretto bilanciamento muscolare, il rapporto tra omero (testa omerale) e glenoide può alterarsi fino a determinare episodi di recidiva.

Questo spiega perché, in alcuni soggetti, può svilupparsi una spalla instabile anche senza traumi evidenti.

Cause dell’instabilità

Le cause dell’instabilità della spalla possono essere traumatiche o non traumatiche.

Cause traumatiche

Rappresentano la forma più comune, soprattutto negli sportivi.
Un trauma diretto, come una caduta sul braccio in estensione o un contrasto violento negli sport da contatto, può provocare una lussazione antero-inferiore della spalla e danneggiare legamenti, capsula articolare o cercine glenoideo.

Tra i fattori di rischio principali rientrano traumi sportivi, cadute accidentali e incidenti stradali.

Cause non traumatiche

In alcuni soggetti la spalla risulta instabile per lassità legamentosa congenita o ipermobilità articolare, condizioni che rendono la capsula più elastica del normale.
Anche lavori o sport che richiedono movimenti ripetitivi sopra la testa (come nuoto, pallavolo o tennis) possono favorire nel tempo la comparsa di una spalla instabile.

L’articolazione scapolo-omerale, la più mobile del corpo umano, è anche quella più esposta al rischio di instabilità: la cavità glenoidea è poco profonda e la stabilità dipende in gran parte dagli stabilizzatori statici e dinamici, come la cuffia dei rotatori e la muscolatura scapolare.

L’instabilità di spalla è più frequente negli sportivi, e il rischio aumenta in presenza di carichi mal gestiti, tecnica inefficiente o recuperi incompleti.

La combinazione di microtraumi ripetuti, lassità capsulo-legamentosa e deficit della cuffia dei rotatori può sfociare in una vera e propria instabilità gleno-omerale, soprattutto nei movimenti di abduzione ed extrarotazione.

In presenza di dolore acuto o sensazione di cedimento dopo un trauma, è utile escludere anche una possibile lesione muscolare: puoi approfondire qui l’approfondimento dedicato allo strappo muscolare alla spalla.

Sintomi e manifestazioni cliniche

L’instabilità della spalla si presenta con sintomi che possono variare in base alla gravità e alla frequenza degli episodi, ma in genere comprendono:

  • Dolore acuto durante o dopo un episodio di lussazione o sublussazione;
  • Impotenza funzionale, ovvero difficoltà o impossibilità a muovere il braccio dopo l’episodio acuto;
  • Sensazione di spalla che esce dalla sede, soprattutto in alcuni movimenti specifici;
  • Debolezza muscolare e riduzione della forza;
  • Dolore cronico o fastidio durante i gesti quotidiani.

La sintomatologia è più evidente nella fase acuta, ma anche nei periodi di apparente normalità molti pazienti riferiscono insicurezza, scricchiolii o movimenti anomali della spalla.

Nei casi recidivanti, si parla di instabilità cronica, una condizione che tende a peggiorare nel tempo se non trattata.

In rari casi, un episodio di lussazione può provocare anche una lesione neurologica, interessando il nervo circonflesso o il plesso brachiale, con conseguenti formicolii o perdita di sensibilità nella regione del deltoide.

Negli sportivi, i sintomi più frequenti sono apprensione nei movimenti di abduzione ed extrarotazione, debolezza nei lanci e sensazione di una spalla poco affidabile nei cambi di direzione.

Riconoscere precocemente questi segnali è fondamentale per intraprendere un percorso riabilitativo mirato ed evitare un episodio recidivante.

Come viene diagnosticata

La diagnosi di instabilità gleno-omerale si basa su una combinazione di anamnesi, visita clinica ed esami strumentali.

Durante la visita specialistica, l’ortopedico specialista della spalla valuta:

  1. la storia clinica del paziente, con particolare attenzione a eventuali episodi di lussazione, attività sportiva e traumi pregressi;
  2. la mobilità articolare e l’ampiezza dei movimenti;
  3. la presenza di dolore o di apprensione nei movimenti estremi.

Vengono poi eseguiti alcuni test specifici, come l’Apprehension Test e il Relocation Test, che aiutano a identificare la direzione e la gravità dell’instabilità.

Gli esami strumentali più utili per confermare la diagnosi sono:

  • Radiografia della spalla, per confermare o escludere una lussazione acuta;
  • Risonanza magnetica (RM), in particolare l’ArtroRMN, cioè la RM con mezzo di contrasto intra-articolare, che consente di valutare lesioni del cercine glenoideo, della capsula articolare o della cuffia dei rotatori;
  • TAC articolare (TC articolare), utile nei casi con sospetto danno osseo a carico della glenoide o della testa omerale.

La valutazione clinica indirizza la diagnosi, ma è l’imaging a definire con precisione le lesioni capsulo-labbrali e i difetti ossei tra testa omerale e glenoide.

Nella valutazione globale dell’articolazione scapolo-omerale, è utile integrare test funzionali ed esami di imaging per pianificare il trattamento più efficace e personalizzato.

Classificazione (traumatica vs atraumatica, multidirezionale)

L’instabilità della spalla viene generalmente classificata in base alla causa e alla direzione del movimento anomalo della testa omerale rispetto alla cavità glenoidea.

Instabilità traumatica

→ conseguente a un singolo trauma che provoca una lussazione anteriore o, più raramente, posteriore. È la forma più frequente e comporta spesso lesioni strutturali come la lesione di Bankart o la lesione di Hill-Sachs.

Instabilità atraumatica

→ dovuta a lassità capsulo-legamentosa o ipermobilità articolare congenita, non correlata a traumi. È più frequente nei giovani e nelle persone con tessuti connettivi particolarmente elastici.

Instabilità multidirezionale (MDI)

→ interessa più direzioni (anteriore, posteriore e inferiore) e si associa a una debolezza diffusa degli stabilizzatori dinamici, in particolare dei muscoli della cuffia dei rotatori e della muscolatura scapolare.

Questa classificazione è fondamentale per orientare la scelta terapeutica:

  • le forme traumatiche tendono a richiedere una stabilizzazione chirurgica;
  • le forme atraumatiche beneficiano spesso di un percorso di fisioterapia specialistica mirato al rinforzo della cuffia dei rotatori e al controllo scapolare;
  • nei casi di instabilità multidirezionale, il trattamento si basa su riabilitazione propriocettiva e gestione dei carichi per migliorare il controllo neuromuscolare.

Nei prossimi paragrafi vediamo come si imposta il trattamento dell’instabilità di spalla, partendo dalle opzioni conservative fino agli approcci chirurgici più moderni.

Trattamento conservativo

Il trattamento conservativo dell’instabilità di spalla rappresenta il primo approccio nella maggior parte dei casi, soprattutto dopo un primo episodio traumatico.

Dopo una lussazione acuta, è indicato un periodo di immobilizzazione di circa 2–3 settimane, utile per favorire la guarigione della capsula articolare e dei legamenti gleno-omerali.

Segue un percorso di fisioterapia specialistica, mirato al recupero della mobilità articolare e al rinforzo degli stabilizzatori dinamici della spalla, in particolare della cuffia dei rotatori e della muscolatura scapolare.

Nei casi di instabilità cronica, esistono protocolli di riabilitazione propriocettiva e di rinforzo neuromuscolare che aiutano a migliorare il controllo articolare e a ridurre il rischio di recidiva.

Nel percorso di trattamento dell’instabilità di spalla, la priorità è ripristinare

  • il controllo neuromuscolare;
  • la forza della cuffia dei rotatori, con una progressione graduale dei carichi;
  • un ritorno allo sport sicuro e controllato.

La continuità del lavoro riabilitativo è fondamentale: una fisioterapia mirata e costante può ridurre drasticamente il rischio di recidiva di instabilità.

Per ulteriori approfondimenti sulle patologie correlate, leggi anche la sezione dedicata alla tendinopatia calcifica della spalla, un’altra causa frequente di dolore e limitazione funzionale.

Intervento chirurgico

Quando il trattamento conservativo non è sufficiente o quando è presente un danno strutturale importante, trova indicazione la chirurgia di stabilizzazione della spalla.

L’obiettivo dell’intervento è ripristinare i rapporti anatomici tra testa omerale e glenoide, rinforzando le strutture lesionate e prevenendo nuove lussazioni recidivanti.

Le principali tecniche chirurgiche comprendono:

  1. Capsuloplastica artroscopica (intervento di Bankart): consiste nella riparazione del cercine glenoideo e dei legamenti gleno-omerali mediante piccole ancorette inserite in artroscopia. La procedura di capsuloplastica artroscopica consente di ridare tensione alla capsula e stabilità all’articolazione con un approccio mini-invasivo;
  2. Remplissage: viene eseguito in associazione al Bankart per riempire la lesione di Hill-Sachs sulla testa dell’omero, riducendo il rischio che la spalla torni a lussarsi durante i movimenti di abduzione ed extrarotazione;
  3. Intervento di Latarjet: indicato nei casi con perdita ossea della glena superiore al 20–25%. L’intervento di Latarjet della spalla consiste nella trasposizione della coracoide nella regione antero-inferiore della glenoide per aumentare la superficie di contatto e la stabilità anteriore dell’articolazione. È una tecnica molto efficace nei pazienti sportivi o nei casi di instabilità recidivante con deficit ossei significativi.

Grazie alle moderne tecniche artroscopiche, questi interventi permettono un recupero funzionale più rapido, con minore dolore post-operatorio e cicatrici ridotte.

Per ulteriori informazioni sulle patologie degenerative della spalla, leggi anche l’approfondimento sull’artrosi della spalla.

Riabilitazione e fisioterapia

Dopo un intervento di stabilizzazione, la riabilitazione dell’instabilità di spalla è una fase cruciale per il successo del trattamento.

Un percorso riabilitativo ben strutturato consente di recuperare la mobilità, rinforzare la muscolatura e prevenire nuove lussazioni o sublussazioni.

Il programma di riabilitazione prevede diverse fasi:

  1. Immobilizzazione iniziale (2–4 settimane) per proteggere la riparazione chirurgica e favorire la guarigione dei tessuti;
  2. Recupero progressivo della mobilità articolare, con esercizi mirati al ripristino dell’escursione fisiologica senza stressare la capsula articolare;
  3. Rinforzo muscolare della cuffia dei rotatori e dei muscoli scapolari, fondamentali per la stabilità dinamica della spalla;
  4. Riabilitazione propriocettiva, volta a ristabilire il controllo fine dei movimenti e la coordinazione neuromuscolare, riducendo il rischio di recidiva.

Il ritorno allo sport varia in base al tipo di intervento e al recupero funzionale, ma in genere avviene tra i 4 e i 6 mesi.

La collaborazione costante tra chirurgo della spalla, fisiatra e fisioterapista è essenziale per ottenere un recupero completo e sicuro.

I programmi di riabilitazione per instabilità di spalla includono fasi ben definite: recupero dell’articolarità, rinforzo selettivo della cuffia dei rotatori e training propriocettivo con esercizi progressivi fino alla ripresa dei gesti sport-specifici.

Prevenzione

La prevenzione dell’instabilità di spalla si basa su esercizi regolari di rinforzo muscolare e stabilizzazione scapolare, fondamentali per mantenere l’equilibrio tra stabilizzatori statici e dinamici.

Una corretta tecnica di esecuzione nei gesti sportivi e un adeguato riscaldamento prima dell’attività fisica aiutano a ridurre il rischio di traumi e sovraccarichi.

Un programma di fisioterapia preventiva mirato alla cuffia dei rotatori e alla mobilità della scapola è particolarmente utile negli sportivi e nei soggetti con ipermobilità articolare o lassità capsulo-legamentosa.

Un piano personalizzato di esercizi per l’instabilità di spalla, che comprenda il rinforzo di cuffia, scapola e core, insieme a una corretta gestione dei carichi di allenamento, rappresenta il metodo più efficace per mantenere stabile l’articolazione scapolo-omerale nel lungo periodo.

Quando rivolgersi al medico

È importante rivolgersi a un ortopedico specialista della spalla quando si presentano:

  • Dolore o bruciore alla spalla persistente dopo un trauma o un movimento brusco;
  • Sensazione di “spalla che esce” anche solo in determinati gesti;
  • Debolezza, instabilità o perdita di fiducia nel movimento del braccio.

Un intervento precoce consente di evitare lussazioni recidivanti, lesioni ossee e lo sviluppo di instabilità cronica.

La valutazione specialistica permette di identificare la causa precisa e pianificare il trattamento più efficace e personalizzato, riducendo i tempi di recupero e migliorando la qualità di vita del paziente.

FAQ – Domande frequenti sulla instabilità della spalla

1.L’instabilità della spalla guarisce da sola?
Non sempre. Alcuni casi migliorano con fisioterapia, ma le forme traumatiche recidivanti richiedono spesso un intervento chirurgico.

2.Quali sono i sintomi di una spalla instabile?
Dolore, sensazione di spalla che “esce”, debolezza e limitazione nei movimenti.

3.Che cos’è l’instabilità multidirezionale?
È una forma di instabilità in più direzioni (anteriore, posteriore, inferiore), spesso dovuta a ipermobilità congenita.

4.Quali esami servono per diagnosticare l’instabilità della spalla?
Radiografia, Risonanza Magnetica con iniezione di un mezzo di contrasto in articolazione (ArtroRMN) o TAC articolare.

5.Dopo l’intervento posso tornare a fare sport di contatto?
Sì, generalmente dopo 5–6 mesi, previa completa riabilitazione e autorizzazione del chirurgo.

6.Quali sono le cause dell’instabilità posteriore della spalla?
Traumi diretti sulla parte anteriore della spalla, movimenti bruschi o lesioni capsulo-legamentose.

 

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Fonti

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