Tendinopatia Calcifica della Spalla: Guida Completa dalla Diagnosi al Trattamento

tendinopatia calcifica spalla

La tendinopatia calcifica spalla è una condizione molto frequente che interessa i tendini della cuffia dei rotatori, più spesso nel sovraspinato.

È caratterizzata dalla formazione di calcificazioni e depositi di calcio al loro interno e rappresenta una delle cause più comuni di dolore acuto e cronico alla spalla. Colpisce in prevalenza adulti tra i 30 e i 60 anni e, in particolare, le donne.

Molti pazienti si chiedono: “La calcificazione alla spalla va sempre tolta?” oppure “Può guarire da sola?”. In realtà, la risposta dipende dalla fase della malattia e dall’intensità dei sintomi.

Alcune calcificazioni possono andare incontro a riassorbimento spontaneo, mentre altre richiedono un trattamento mirato, che può includere fisioterapia, infiltrazioni o, nei casi più resistenti, un intervento chirurgico.

In questa guida analizzeremo che cos’è la tendinopatia calcifica, le sue fasi, i sintomi, le cause, come viene posta la diagnosi e quali sono i principali approcci terapeutici oggi disponibili.

Cos’è la tendinopatia calcifica della spalla

La calcificazione spalla è una patologia che coinvolge i tendini della cuffia dei rotatori, in particolare il sovraspinato. È caratterizzata dall’accumulo di cristalli di idrossiapatite e prende anche il nome di tendinite calcifica.

Questa condizione è più frequente nelle donne tra i 30 e i 60 anni e rappresenta una delle cause più comuni di dolore alla spalla di notte.

Dal punto di vista clinico si tratta di una vera tendinopatia, con la presenza di depositi di calcio all’interno del tendine. In alcuni casi le calcificazioni rimangono silenti e non danno sintomi, mentre in altri provocano dolore e limitazione nei movimenti quotidiani.

È importante non confonderla con altre patologie, come la tendinite semplice o la rottura della cuffia dei rotatori, che hanno origini e trattamenti differenti.

Le tre fasi della tendinopatia calcifica

La tendinopatia calcifica evolve generalmente in tre fasi distinte, che spiegano perché i pazienti possano avere sintomi molto diversi tra loro.

  1. Fase di formazione
    In questa fase i depositi di idrossiapatite iniziano ad accumularsi nel tendine, soprattutto a livello del sovraspinato. Può essere asintomatica o causare solo fastidi lievi.
  2. Fase di riposo
    La calcificazione si stabilizza all’interno della cuffia dei rotatori e spesso non provoca dolore significativo.
  3. Fase di riassorbimento della calcificazione
    È la fase più dolorosa, con dolore acuto e spesso anche notturno. I sintomi diventano più intensi, ma in molti casi è proprio in questo momento che la patologia va incontro a risoluzione spontanea.

Questa condizione viene talvolta definita anche periartrite calcifica, termine che sottolinea l’infiammazione dei tessuti attorno all’articolazione.

Sintomi della tendinopatia calcifica alla spalla

La tendinite calcifica porta sintomi solo in circa il 40% dei casi. Il disturbo più frequente è il dolore ai tendini della spalla, che può comparire durante i movimenti del braccio o in forma notturna, disturbando spesso il sonno.

Il dolore non dipende direttamente dal deposito di calcio, ma dall’infiammazione e dall’ipossia del tendine che portano alla formazione della calcificazione. Per questo motivo può presentarsi come dolore acuto improvviso o come fastidio cronico con progressiva limitazione dei movimenti e talvolta rigidità articolare.

In alcuni pazienti i sintomi simulano altre condizioni, come la borsite subacromiale calcifica o la rottura della cuffia dei rotatori, rendendo la diagnosi meno immediata. In questi casi è fondamentale una valutazione accurata.

Cause e fattori di rischio

Le cause precise della tendinopatia calcifica non sono ancora del tutto chiarite, ma sono stati identificati alcuni fattori predisponenti:

  • ipossia del tendine, cioè ridotto apporto di ossigeno;
  • microtraumi ripetuti legati a lavori manuali o attività sportive;
  • predisposizione genetica;
  • possibili squilibri ormonali che influenzano il metabolismo del calcio.

La condizione è più frequente nelle donne tra i 30 e i 60 anni. I depositi di calcio alla spalla si localizzano soprattutto nel sovraspinato, mentre la calcificazione della cuffia dei rotatori è una delle presentazioni più comuni.

È importante distinguere questa patologia da altre condizioni degenerative della spalla, come la rottura della cuffia dei rotatori o lartrosi alla spalla, che hanno un’origine diversa e richiedono un approccio terapeutico specifico.

Come si diagnostica la tendinopatia calcifica

La diagnosi di calcificazione alla spalla si basa su una combinazione di esame clinico e indagini strumentali.

  • Visita clinica: il medico valuta la presenza di dolore, la mobilità articolare e utilizza test specifici per la cuffia dei rotatori;
  • Radiografia delle calcificazioni spalla: rappresenta il primo step diagnostico e consente di identificare i depositi di calcio;
  • Ecografia calcificazioni: fondamentale per valutare la consistenza, la sede e l’eventuale coinvolgimento del sovraspinato.
  • Risonanza magnetica (RMN): indicata in caso di sospetta rottura tendinea o quando il quadro clinico non migliora con il trattamento conservativo.

Questo percorso permette di confermare la presenza di calcificazioni intratendinee e, allo stesso tempo, di escludere patologie concomitanti che possono simulare sintomi simili.

Trattamento conservativo: la prima linea terapeutica

Il trattamento conservativo rappresenta la prima scelta nella gestione della tendinopatia calcifica e ha l’obiettivo di ridurre il dolore e l’infiammazione. Si articola in più step:

  • Farmaci antinfiammatori e corticosteroidi, utili nelle fasi di dolore acuto;
  • Fisioterapia mirata con esercizi di rinforzo e mobilizzazione della spalla;
  • Onde d’urto su calcificazioni, soprattutto quelle focalizzate, efficaci per favorire la frammentazione della calcificazione e stimolare il processo di guarigione;
  • Infiltrazioni a calcificazioni spalla, generalmente subacromiali, che riducono l’infiammazione della borsa subacromiale e migliorano la mobilità;

Se la terapia conservativa non porta beneficio, si può ricorrere all’artroscopia finalizzata a rimuovere le calcificazioni.

L’intervento, infatti, permette di rimuovere l’eventuale calcificazione del sovraspinato, eseguire un’eventuale acromionplastica per eliminare il conflitto osseo e riparare il tendine lesionato.

Litoclasia ecoguidata

La litoclasia ecoguidata è uno dei trattamenti che può essere impiegato per la gestione della calcificazione del sovraspinato e, in generale, delle calcificazioni tendinee della spalla.

Questa tecnica consiste in un lavaggio ecoguidato delle calcificazioni: mediante aghi sottili introdotti sotto guida ecografica, i depositi di calcio vengono frantumati (litoclasia) e successivamente aspirati.

I principali vantaggi sono:

  • procedura mini-invasiva e rapida;
  • alta percentuale di successo nei casi indicati;
  • possibilità di ridurre il dolore in tempi brevi e favorire la risoluzione della patologia senza ricorrere alla chirurgia.

Tuttavia, l’efficacia dipende dal tipo di calcificazione e dalla fase evolutiva della malattia. Non sempre, quindi, la litoclasia è il trattamento più indicato, motivo per cui è fondamentale una valutazione personalizzata e percutanea sotto controllo ecografico.

Onde d’urto e altre terapie innovative

Oltre alla litoclasia, esistono diversi approcci non chirurgici per il trattamento delle calcificazioni.

  • Onde d’urto: possono essere focalizzate o radiali. Agiscono stimolando il metabolismo del tendine e favorendo la frammentazione dei depositi di calcio. Sono indicate nelle forme resistenti alla fisioterapia o ai farmaci;
  • Needling percutaneo: consiste nell’inserimento percutaneo di aghi sottili nel punto della calcificazione, con l’obiettivo di frammentarla e stimolare il riassorbimento;
  • TPE calcificazioni (trattamento percutaneo ecoguidato): comprende tecniche mini-invasive di aspirazione e lavaggio sotto guida ecografica, simili alla litoclasia, ma adattate alla tipologia e alla fase della patologia.

Queste terapie vengono scelte in base alla fase della malattia, alla consistenza della calcificazione e alla risposta del paziente. In molti casi permettono un significativo miglioramento del dolore e della funzionalità senza ricorrere a un intervento chirurgico.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

L’intervento chirurgico viene preso in considerazione quando il trattamento conservativo della tendinopatia calcifica non offre beneficio o il dolore limita in modo significativo la vita quotidiana.

L’opzione principale è l’artroscopia per calcificazioni, una tecnica mini-invasiva che permette di:

  • rimuovere la calcificazione del sovraspinato,
  • eseguire un’acromionplastica per eliminare il conflitto osseo,
  • riparare eventuali lesioni del tendine.

Nei casi in cui la calcificazione del tendine sovraspinoso sia estesa e comprometta il tessuto, possono rendersi necessarie procedure aggiuntive come la sutura tendinea.

In situazioni particolarmente complesse, soprattutto in presenza di degenerazione del capo lungo del bicipite, può essere indicata anche la tenotomia del capo lungo del bicipite.

La chirurgia è utile anche quando i depositi di idrossiapatite calcio nei tendini generano dolore persistente e resistente alle terapie.

I tempi di recupero dopo l’artroscopia sono in genere più rapidi rispetto alla chirurgia tradizionale, ma variano in base all’entità della lesione e alla risposta individuale del paziente.

Prognosi e prevenzione della tendinopatia calcifica

La prognosi della tendinopatia calcifica è generalmente favorevole. In molti casi i depositi di calcio tendono a riassorbirsi spontaneamente, mentre in altri rispondono bene ai diversi trattamenti conservativi o mini-invasivi.

Per ridurre il rischio di recidive è importante adottare alcune misure preventive:

  • mantenere una postura corretta durante le attività quotidiane;
  • eseguire esercizi mirati per rinforzare la cuffia dei rotatori;
  • ricorrere alla fisioterapia preventiva per migliorare la mobilità e proteggere il tendine da sovraccarichi.

In alcuni pazienti la patologia può rientrare nel quadro della periartrite scapolo omerale o manifestarsi con calcificazioni intratendinee, condizioni che richiedono un monitoraggio clinico costante per prevenire l’evoluzione verso forme croniche.

FAQ – Le domande più frequenti sulla tendinopatia calcifica

1.Quanto dura il dolore da tendinopatia calcifica spalla?

Può durare settimane o mesi, in base alla fase e alla risposta al trattamento.

2.La calcificazione della spalla si riassorbe da sola?

In molti casi sì, soprattutto nella fase di riassorbimento.

3.Litoclasia o onde d’urto: qual è più efficace?

Dipende dalla dimensione e consistenza della calcificazione. Se eseguite nella fase corretta e nei casi in cui le caratteristiche della calcificazione lo permettono, possono dare risultati.

4.Quando è necessario l’intervento chirurgico?

Quando i sintomi persistono nonostante le terapie conservative.

5.La tendinopatia calcifica può tornare?

Sì, possono verificarsi recidive, soprattutto nei pazienti predisposti.

 

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